venerdì 24 novembre 2017

Recensione: Creatura Nova, di Gennaro Carrano

Titolo: Creatura Nova
Autore: Gennaro Carrano
Editore: Lettere Animate
Pagine: 56
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La trama: L’Immolata, la Gentile, Sensibilitade, Delicato, L’Eros, Pallida. Un viaggio poetico alla scoperta delle varie sfaccettature dell’animo umano, dove il bene si confonde con il male, l’amore si fonde con l’odio, il perdono diviene una colpa. Qual è il confi ne tra ciò ch’è giusto e ciò ch’è sbagliato? La coscienza è davvero un giudice imparziale? La morale è solo un condizionamento sociale? Un’eterna lotta tra istinto e ragione...


La recensione

Quando ho cominciato la lettura di Creatura Nova di Gennaro Carrano mi sono chiesto in che epoca fossimo. A stento sono riuscito a dare una risposta. Non appena ho messo gli occhi sulla prima pagina ho capito immediatamente che mi trovavo di fronte a qualcosa di diverso.
Le liriche presenti in questo piccolo libro raccontano la storia di una violenza sessuale nei confronti di una ragazzina di nome Virginia da parte del fratello. Così comincia un'inesorabile discesa nei meandri più oscuri dell'animo umano.

Quando si parla di poesia non credo ci siano parole adatte a descriverla. Un genere letterario difficile da comporre e difficile da gestire rischia di dare un'impressione particolare se non si è nelle condizioni per recepirla. Sedendoci per leggere delle liriche spesso compiamo l'errore di voler capire quando invece l'unica cosa da fare è lasciarsi trasportare.
Gennaro Carrano, utilizza con maestria le parole, le centellina, le sceglie in modo da rendere vivide le immagini che sembrano voler uscire dalle pagine, in un turbine di versi appartenenti a un passato glorioso.

Le situazioni che il lettore incontra mettono in luce un episodio violento che cambia per sempre la vita di una giovane donna. La usa, la segna, la distrugge gettandole addosso un marchio indelebile. Come si vive con un peso simile? Cosa ne è delle nostra vita quando l'innocenza è stata spezzata da una persona a noi così vicina? Una risposta non esiste se non il vuoto incolmabile e il perenne senso di straniamento. Ciascun pezzo, ciascuna parte, esplica in maniera viscerale ogni aspetto della violenza subita, dell'odio che può nascere verso la persona che ci ha cambiato, ma anche la cattiveria, il senso di colpa e l'angoscia che prova chi ha commesso l'ignobile atto.

Liriche che danno voce a più persone, liriche fanno emergere molteplici sfaccettature di un dolore che nessuno dovrebbe mai provare, ma che purtroppo ai giorni nostri è quasi la norma. L'autore aiuta il lettore a comprendere, ad affiancarsi a ciascuna delle persone che cita e delle situazioni che presenta cambiando anche opinione. Situazioni dove tutti soffrono senza esclusioni di colpi. Non sempre si è solo vittime. Non sempre si è solo carnefici. Tutti siamo uniti a filo doppio da un resistente nastro rosso.
L'utilizzo di un linguaggio forbito trascina in una dimensione altra, lontana da tutto e lontana dal tempo, ma allo stesso tempo carica di una drammatica potenza che smuove nel profondo. La violenza che viene raccontata all'inizio è solo la punta dell'iceberg e cadere dentro alle gelide acque è un attimo.

Il mio giudizio: Una raccolta sorprendente, notevole dal punto di vista linguistico, e ammaliante dal punto di vista stilistico che l'autore dimostra fin da subito di padroneggiare con destrezza. Un argomento ostico, spinoso, drammatico che utilizza parole auliche per sferrare pugni nello stomaco del lettore. Follia? Cattiveria? Assolutamente no. Solo celando duri colpi si riesce a comprendere quanto male possa fare vivere un'esperienza come quella di Virginia e del suo aguzzino. Solo incassando il dolore che si è inferto avremo forse la possibilità di venir perdonati in seguito. Ma certezze non ce ne sono e non resta che vivere soffrendo.
Bellissimo.

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