mercoledì 21 settembre 2016

Nessun cactus da queste parti, di Mirko Tondi

Titolo: Nessun cactus da queste parti
Autore: Mirko Tondi
Editore: Ass. Culturale Il Foglio
Pagine: 150
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La trama: Porto Rens, "una moderna Gotham, la caricatura di una degradata metropoli inesistente". Qui, a circa cento anni da oggi, un detective in crisi esistenziale fronteggia i suoi fallimenti, inseguito dal fantasma di una logorante dipendenza alcolica e da quello di Dana, la donna che l'ha mollato ormai da tempo. Il riscatto però è dietro l'angolo, ed ecco un nuovo caso per lui: c'è da trovare un ladro di nomi, non è roba da poco. Una volta lo chiamavano drago. Adesso sta per tornare.


La recensione

La storia: Siamo a Porto Rens, una città in mano alla malavita e destinata al degrado assoluto. Qui non vi è scampo per nessuno, i capi sono dei Boss che esercitano il loro potere su tutto quanto,  la tecnologia è implosa, la polizia si è tramutata in una specie di banda con usi e costumi discutibili, quartieri costituiti da baracche si ammassano l'uno su l'altro, lo spaccio di droga è all'ordine del giorno e il sole sembra ormai aver dimenticato questo luogo.
Un detective, che da tempo ha lasciato l'incarico ed è annegato nel mare dell'alcol dopo che la donna che lo amava l'ha abbandonato, è chiamato a tornare in sella per cavalcare la cresta dell'onda in quello scenario di abbandono. Un ladro di nomi si nasconde in città, o nelle vicinanze, che aspetta solo di essere sorpreso con le mani nel sacco. Chi è questo farabutto? Perché ruba i nomi alle persone? Cosa vuole farne? Lo scopo del nostro detective è quello di dare risposta a tutti gli interrogativi...alla vecchia maniera. Taccuino e tanta inventiva.

Il linguaggio: Se l'alternativa era vedere un film potete tranquillamente sedervi comodi e aprire questo libro sul vostro lettore perché i ritmi sono gli stessi, stessa velocità, stesso modo di cambiare scena e inquadratura. Il linguaggio che Tondi utilizza per narrarci le vicende del suo (nostro) detective utilizza il linguaggio comune, senza utilizzare paroloni o eccessivi giri di parole. Il tutto è raccontato in prima persona attraverso gli occhi del protagonista che alterna efficaci descrizioni di ciò che è Porto Rens e scattanti momenti di pura azione scenica, farcendo ogni pagina e ogni riga di un'ironia senza eguali. Questo rende il romanzo piacevolmente gradevole alla lettura che vola letteralmente dall'inizio alla fine, in parte dovuto anche al numero di pagine.

Il protagonista: Scritto in prima persona è sul nostro detective che si concentra tutta l'attenzione del lettore. Di lui veniamo a sapere tutto quello che c'è da sapere per comprendere l'intera storia. Il detective, che tanto richiama alla classica figura incarnata nelle storie più classiche del noir, è descrittivo,  come se niente fosse è pronto a narrarci quello che gli passa sotto gli occhi, a descriverlo con la massima minuzia e a dipingere un affresco realistico e inquietante della realtà in cui vive. Porto Rens assume quasi una forma antropomorfa con le descrizioni fatte dal protagonista.
Con una spigliata dialettica e un'ironia senza eguali, veniamo messi a parte delle sue turbe mentali, di come la sua vita sia caduta a pezzi dopo che la donna della sua vita, Dana, l'ha lasciato facendolo sprofondare nel mare dell'alcolismo. Un'ironia capace però di farlo ricredere e andare avanti, un'ironia che lo porta ad accettare un assurdo caso del primo cliente che dopo mesi gli si presenta alla porta di casa, ovvero del garage. Un modo di fare trascinante che accompagna il lettore per tuta la durata della storia, che lo fa ridere e lo fa piangere assieme a lui. Lo diverte. La sua particolarità è appunto quella di rendersi amabile, nonostante non abbia una condotta del tutto rispettabile. Conduce una vita da reietto, incolpando spesso se stesso di ciò che ha fatto e di come abbia ridotto la sua esistenza, ma la voglia improvvisa di rimettersi in carreggiata e la presa di coscienza di voler amare qualcuno (Dana) o qualcosa (la piantina nel piccolo vasetto che spesso paragona a una piccola ballerina) lo riporta sulla terra e crea un'immediata simbiosi con noi che leggiamo facendosi sorridere delle sue elucubrazioni.

Il tema: Questo libro tratta principalmente di malavita e di come questa abbia insabbiato tutto il resto. Il caso dell'ometto paffuto che bussa alla porta del garage del detective è un pretesto per dire ben altro. Il caso della perdita dei nomi, di cui sembrano essere affette diverse persone, è la punta dell'iceberg, un modo per dare il via a quella che è la vera trama della storia.
La città di Porto Rens è un mano a Boss che esercitano il loro potere su tutto quanto, la delinquenza è all'ordine del giorno, la corruzione è l'unico modo per ottenere qualcosa. Don Cazal (e guai a chi sbaglia la pronuncia del suo nome) è colui che ha in mano le sorti del detective (anche se spalleggiato da Aki, un curioso nerd giapponese), a lui si riconduce tutta quanta la faccenda e i viaggi nel passato che il protagonista è costretto a fare per risolvere il caso.
Un romanzo a tratti ironico e a tratti esistenzialista che mette in luce come sia possibile tornare in superficie dopo aver raschiato il fondo per mesi e mesi, come ritrovare la fiducia in quello che siamo. Il tutto è trattato con la massima serietà ma con estrema leggerezza, tanto da non appesantire mai le pagine.

Il mio giudizio: Nessun cactus da queste parti è un titolo strano, io per primo la pensavo in questo modo, e non sapevo affatto come sarebbe stata la mia esperienza di lettura. Adesso che l'ho concluso posso dire a voi di non lasciarsi ingannare, ne dalla cover ne dal titolo. Mirko Tondi ha scritto un libro sorprendente, in primis perché si legge benissimo, le parole scorrono via che è in piacere senza annoiare mai, in secundis perché è stato bello lasciarsi trasportare dalle innumerevoli avventure del detective a spasso nel tempo utilizzando spesso come esempi citazioni dalle opere Shakesperiane. Un libro che, sfortunatamente per me, ho letto troppo velocemente, ma questo è uno dei molti pregi, uno fra tanti quello di gettare luce su cosa potrebbe diventare il mondo intero se non teniamo conto dei parametri consentiti o se ci lasciamo andare troppo alla tecnologia. L'autore ipotizza un futuro non troppo roseo che fa pensare, lancia un messaggio chiaro e forte e, come erano soliti fare Aristofane o Pirandello, mette in guardia tutti noi facendoci sorridere.

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