giovedì 22 ottobre 2015

Delirium, di Ivo Gazzarrini edito da Dunwich edizioni

Titolo: Delirium
Autore: Ivo Gazzarrini
Editore: Dunwich edizioni
Pagine: 89
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La trama: Luce è una giovane pittrice, perseguitata da un passato offuscato e doloroso, e dal ricordo sbiadito della madre. Decisa a porre fine ai suoi tormenti, aiutata da due amiche, Rita e Mary, intraprenderà un lungo viaggio attraverso il deserto, in cerca della madre. Ma il tragitto non sarà privo di pericoli e fra motel e stazioni di servizio apparentemente silenziosi aleggia una creatura metà donna e metà falena che segue e terrorizza le ragazze in un vortice di violenza, sangue e orrore.

La recensione

La storia: Quella che ci troviamo di fronte è forse una storia che molti hanno sentito. È la storia di Luce, una ragazza devastata dagli accadimenti della vita, che per vivere ha deciso di seguire il suo sogno: fare la pittrice. Il suo vissuto la porta a immergersi totalmente in quello che fa. Una notte però,dopo avere abbandonato la sua ultima creazione sul cavalletto, i suoi sogni iniziano ad essere popolati da una strana presenza metà donna e metà falena...
Spronata quindi da Rita, una conturbante e sensuale cantante, e Mary, amica e vecchia fiamma, Luce decide di guardarsi dentro per capire cosa non va, partendo per un viaggio in mezzo al nulla del deserto. Il destino le farà compiere però uno strano percorso, costellato di insidie, sangue e morte.
Luce sarà capace di risalire dall'abisso in cui sta per cadere?

Temi: I temi sono svariati e abbracciano argomenti così vasti da non poter essere espressi tutti quanti. Io ci provo però.
Il primo in assoluto è quello dell'abbandono. Ciascuno dei personaggi di questa storia ha a che fare con delle perdite, sia personali sia materiali. Luce è il personaggio che più di tutti ne soffre. Una pittrice che disegna i suoi quadri con passione non può far altro che mettere il suo animo dentro ognuno di essi, cedere ogni volta una parte del suo Io da immolare all'arte. Come uno sgretolarsi giorno dopo giorno. Questo per parlare della sua interiorità nel momento in cui noi lettori leggiamo la storia, perché dentro di lei c'è un altro gradissimo abbandono che l'ha costretta ad essere quello che è.
Rita è una ragazza abituata stare per conto suo, l'abbandono per lei non è di tipo sentimentale ma sociale. E' una solitaria, una abituata a non chiedere niente a nessuno perché lei non lo fa mai. Quello che le resta è un'infatuazione per Luce. Un tipo di legame che non sappiamo dove le porterà.
Per Mary è differente. Lei ha un carattere forte, è un maschiaccio, lei è una che ama prendere il toro per le corna e affrontare le situazioni. Quello che però forse non riesce a gestire è il suo rapporto con Luce, finito tempo addietro. Un abbandono di tipo costante, incapace di risanarsi in nessun motivo. Mary sente il costante bisogno di passare del tempo con Luce nonostante il loro rapporto non abbia sbocchi. Un prendersi e un lasciare continuo. Perpetuo.


Altro tema è quello della morbosità. In una storia dove per la maggior parte del tempo si parla di andar via e lasciare tutto quanto per andare a cercare quello che abbiamo sempre voluto, c'è anche una cospicua dose di morbosità, quel qualcosa che ti fa desiderare una cosa così ardentemente da farti perdere il lume della ragione e tu fa fare del male alle persone che ami. L'incapacità di staccarsi mentalmente da un certo oggetto al fine di farlo respirare. Questa è la particolarità di quasi tutti i rapporti che troviamo in Delirium, in particolare quelli della protagonista con la sua famiglia. Sono rapporti ambigui e strani quelli che il lettore si trova a dover decifrare, entrando forse anche lui dentro un particolare stato mentale, quello del racconto.

Quello che più di tutti però mi ha colpito e a cui, dopo qualche ricerca nella mia testa, sono riuscito a dare un nome è qualcosa che ha a che fare con la filosofia. Io non ho inventato niente, ma credo che il noto filosofo tedesco Friedrich Nietzsche avrebbe potuto benissimo interpretare il lavoro di Gazzarrini servendosi della Teoria dell'eterno ritorno presenti ne La Gaia Scienza e Così parlò Zarathustra.
Questa teoria, detta in modo mooooooolto semplice, si fonda sul principio della circolarità secondo cui il tempo è destinato a ripetersi e ripiegare sempre su se stesso in modo ciclico senza cambiare mai. Dal punto di vista umano possiamo dire che il nostro passato e il nostro futuro l'abbiamo già vissuto infinite volte e questo potrebbe  succedere ancora e ancora.
Questa mappazza filosofica perché? Perché all'interno del racconto, oltre al ripetersi incessante di scene di violenza e sangue che contraddistinguono il presente, c'è anche la parte del viaggio che le ragazze compiono in auto e che costituisce la parte onirica. Questa parte è il cardine su cui si appoggia l'intero narrato, un paesaggio che presenta sempre lo stesso panorama, le solite visioni, i soliti rumori e pericoli incutendo sempre le stesse paure senza cambiare mai. Il deserto che semper si ripropone e da cui le ragazze difficilmente usciranno. Numerosi dettagli mi hanno fatto venire a mente Nietzsche, primo fra tutti il capanno che spesso appare di fronte alle ragazze e che ha un significato particolare per Luce, il secondo è la strada così lunga che sembra non finire mai e di una monotonia unica, il terzo il continuo manifestarsi di visioni appartenenti a mondi e situazioni non più attuali, ultimo la presenza del trio di ragazze.
Gazzarrini quindi mi ha stupito notevolmente. Avrà pensato anche lui alla filosofia? Questo non lo so, ma è in ogni caso riuscito in maniera esemplare a creare un mix notevole di spiritualità e orrore filosofico tutto al servizio della sua storia, sguazzando a piene mani nel sangue che macchia la sabbia.


Il ruolo della donna falena: Un personaggio insolito questo, enigmatico, che fino alla fine della storia non riusciamo a inquadrare a dovere, ma proprio per questo pieno di malefico fascino. Il suo ruolo, oltre a quello di infestare i sogni deliranti di Luce e abbattersi come una furia su coloro che gli orbitano attorno, è quello di impersonificare la vita precedente e i ricordi della protagonista al fine di fargli trovare una soluzione. E' la manifestazione di uno spirito malvagio che fa del male ma che utilizza il vecchio detto "il fine giustifica i mezzi", tutto quello che fa o dice viene utilizzato per fini, passatemi il termine, pedagogici. Senza la sua cattiveria e la prepotenza con cui piomba nelle vite delle ragazze Luce non avrebbe mai deciso di intraprendere il viaggio che la porterà alla redenzione di se stessa seppur con qualche grande perdita. Come diceva Le Fanu in Carmilla "L'amore vuole i suoi sacrifici. Non c'è sacrificio senza sangue".  Mai frase fu più azzeccata.

Citazioni: Nonostante il lavoro di Ivo Gazzarrini abbia una lunghezza circoscritta è intriso di continui richiami che più di una volta mi hanno fatto sorridere per svariati motivi.
Con piacere troviamo ambienti angusti, insalubri e malsani degni dei migliori racconti horror di tutti i tempi o della forse più nota cinematografia americana come Non aprite quella porta. Fa sempre un certo effetto vedere che nonostante il tempo passi, gli elementi che troviamo in Delirium come ad esempio le strade desolate, i bagni di una vecchia stazione di servizio, fatiscenti bar in mezzo al deserto, e famiglie con strane abitudini, siano tutt'ora capaci di trasmettere inquietudine. Tutti gli appassionati quindi potranno gioire nel sapere che troveranno tutto questo all'interno delle pagine del racconto.

Il mio giudizio: Delirium è una chicca. Un racconto che solo chi cerca l'horror vero, quello che non è solo sangue ma anche orrore mentale e psicologico, apprezza davvero. Ci sono stati dei momenti in cui ho minacciato di chiudere ebook per le malsane sensazioni che mi aveva trasmesso, questo quindi non è affatto un difetto trattandosi si un horror. Quando accade questo significa che l'autore a cui noi abbiamo concesso il nostro tempo di lettura ha fatto bene il suo lavoro. Delirium trascina nella sua spirale, in mezzo al vuoto, in mezzo al nulla, e lo popola di molte cattive intenzioni.
E questo ci piace.

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