martedì 4 agosto 2015

Anteprima: Megafauna, di Andrea Berneschi // Finale della saga "Infernal Beast" edito da Dunwich edizioni

Ragazzi ci siamo! E' in uscita oggi l'ultimo e attesissimo finale della saga Infernal Beast edito dalla casa editrice Dunwich ed è con grande piacere che oggi posso presentarvelo in anteprima. Una serie di episodi autoconclusivi che hanno per protagonisti delle bestie dalle dimensioni enormi, frutto di un virus mutogeno piovuto dal cielo e che ha devastato il genere umano, dividendo la popolazione in Mutanti e Umani. Quelli che sono a favore e quelli che sono contro il cambiamento...

Per coloro che fossero rimasti indietro e volessero un piccolo recap ecco qua gli episodi precedenti:

Ma adesso veniamo a noi e a questo grande finale!

Titolo: Megafauna
Serie: 6# Infernal Beast
Autore: Andrea Berneschi
Editore: Dunwich edizioni
Pagine:
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La trama: Il mutante Quaid percorre in lungo e in largo l’Australia del dopo-meteora assieme al figlio adottivo Paul. Sopravvivono facendo combattere le loro Bestie nelle città ai margini del deserto. Gli scontri nell'arena non servono solo a divertire il pubblico, in alcune comunità il potere politico spetta di diritto all’allenatore vincente. Con una posta in gioco così alta è facile imbattersi in qualcuno che cerca di infrangere le regole. Come se non bastasse, nel deserto è stato individuato un tipo particolare di roccia meteorica, capace di provocare ulteriori mutazioni negli animali e di farli crescere ancora di più. Ma quali dimensioni può raggiungere una bestia da combattimento?

La recensione

Intro: Ommioddio! Oh-mio-Dio! Oh. Mio. Dio! Questo il primissimo commento dopo aver concluso la lettura di questo sesto e ultimo episodio. Se pensavate che le bestie infernali fossero enormi e destinate a combattere nelle arene, adesso dovere essere pronti a ricredervi perchè in questa parte della storia diventano mastodontiche, nel vero senso della parola!
Uno scenario desertico è quello che si presenta davanti a gli occhi del lettore, che in compagnia di Paul e suo padre Quaid, giunge alle porte della Città del Tramonto per far combattere la loro bestia e guadagnare qualcosa con cui vivere. Un ambiente ostile che non tarda a farsi conoscere.

Il tema è quello di un mondo che sta subendo enormi perdite. Un mondo finito. Un mondo alla deriva. Un mondo costretto a convivere con i disagi provocati dalla pioggia meteorica che ha dato il via alla mutazione. La popolazione mondiale è devastata, è allo stremo delle forze, ed è costretta a cambiare, ma mutare, proprio come coloro che sono stati colpiti dal virus mutogeno. L'eterna lotta tra Umani e Mutati è destinata a procedere in maniera inarrestabile. Impossibile sottrarsi. La guerra tra coloro che passano le giornate nella monotonia e che sfogano la loro rabbia nelle arene immedesimandosi nelle bestie feroci e letali che combattono, e coloro che per vivere sono costretti a venire a patti con una realtà che un domani potrebbe ritorcerglisi contro. Cosa succederebbe se fossero i Mutati, persone contagiate ma ancora con del raziocinio, a divenire un domani oggetto di scherno e divertimento?  La differenza tra uomo e bestia è davvero così distante?
Ciò che accomuna la storia ai precedenti episodi è il sacrificio. Ciascuno dei personaggi, e quindi anche in questo ultimissimo caso, abbiamo il personaggio di Quaid che ad un tratto realizza che l'unico modo per poter andare avanti è quello di assecondare la sua natura di ibrido, mezzo uomo e mezzo mutante, e si espone "per il bene" del figlio adottivo in modo più diretto a quella roccia che ha dato il via a tutto quanto.
Per una volta sono messi da parte i temi del buonismo, della solidarietà tra simili, dell'amicizia, che bene o male hanno contraddistinto le altre parti. Stavolta parliamo dell'esatto contrario, troviamo voglia di vendetta, egoismo, cinismo, cattiveria e spirito di sopravvivenza. Non c'è spazio per i sentimenti, lo stesso protagonista Paul si trova a valutare l'opzione di abbandonare il padre e prendere la propria strada, mentre lui è a caccia di un qualcosa che permetta oro di continuare a vivere.

I luoghi hanno un ruolo determinante. C'è una città e c'è un fuori città costituito dal deserto e i suoi abitanti. Ottima secondo me anche la scelta del nome della città protagonista, Città del Tramonto, quasi a sottolineare ulteriormente lo stadio in cui si trova, un luogo dimenticato da Dio, circondato dal nulla più assoluto, sulla via di una imminente fine. Immancabile l'arena,  anche in questo capitolo, che nuovamente ci porta con la mente indietro nel tempo, a quando gli antichi Romani usavano il medesimo luogo per i loro giochi. Un teatro della morte  controllato dai potenti della città per tenere il popolo assoggettato e distrarlo dai disastri della società.

La politica: Uno dei temi che più mi hanno appassionato delle pagine di quest'opera. La città ha un proprio sistema gerarchico. Ciascun avvenimento, ciascuna proposta, ciascuna decisione, deve passare necessariamente attraverso precise regole di comportamento. L'unico modo per tentare la sorte e cercare di scalare questa piramide è quella di partecipare si giochi nell'arena e vincere il Campionato, conquistandosi così il consenso del popolo e il potere decisionale.
Di contro il popolo che vive nel deserto ha ben altre regole. Il loro modo di vivere è legato alla natura e alla terra, nonostante sia povera e spesso prima di approvvigionamenti. Sono dediti al canto e sono convinti che esso sia la chiave di ogni cosa. Sarà quindi l'avvicinamento di Paul a questo luogo desolato a far nascere in lui un sentimento mai provato prima: l'altruismo. Sarà proprio grazie al caldo che troverà un nuovo modo di esprimere se stesso nonostante il suo corpo sia disabile...

Il virus: Ciò che forse colpisce più di ogni altra cosa sono le mutazioni, vere eroine trascinatrici. Il lettore, me compreso, non è mai sazio, non appena si viene a sapere della presenza di una pietra blu luminescente nel deserto in grado di far mutare in maniera più rapida e considerevole le dimensioni di essere Umano o Mutante, la narrazione assume le connotazioni di una corsa all'oro: scovarla subito!
Naturalmente la pietra ha effetti degenerativi e fulminei. Con una crudeltà e schiettezza vengono descritte le trasformazioni dei personaggi e delle loro bestie. Immagini raccapriccianti che rasentano l'impossibile, uomini divenuti mutanti che portano all'interno del loro corpo qualcosa di vivo, di alieno, che li alimenta e li controlla.
La natura finisce per prendere il sopravvento, una volta crollato l'empio sistema politico che regola la Città del Tramonto. Quell'ibrido di lucertola su cui era solito spostarsi Paul perchè storpio diventa l'unico strumento in grado di combattere contro il nuovo Signore della città. Le dimensioni delle bestione perdono il controllo e diventano enormi, così grandi da poterci salire sopra e vivere una nuova vita. Ma la nuova esistenza è così tranquilla come sembra, oppure la bestia troverà un rivale con cui mettere a repentaglio la l'esistenza umana?
Per quanto un'animale possa abbassare temporaneamente il capo e il dorso, dentro di lui continueranno a vivere in ogni caso l'istinto primordiale...

Un degno finale quello pensato da Andrea Berneschi, vista la complessità della trama e considerato l'ampio background ha cui ha dovuto far fronte senza tradire le aspettative degli affezionati della saga. Un finale denso e articolato, che di certo non lascia l'amaro in bocca. Segue perfettamente le linee guida della serie, non disillude le aspettative del lettore che è giunto fino alla fine, lancia un chiarissimo messaggio da imprimersi nella mente.
Sono felice di essere tra coloro che si sono lasciati trasportare e aver sudato e sofferto nell'arena assieme a tutti loro.

L'intera saga, messe da parte le bestie colossali che fanno parte del genere, è una macro metafora della società odierna. Cosa succederebbe se improvvisamente qualcosa piovuto dal cielo ci facesse cambiare facendoci regredire allo stato primordiale? Ci sarebbero sicuramente i più forti e i più deboli e immancabili sarebbero gli scontri. Quando non c'è nient'altro che possa far tornare sui giusti binari qualcosa che è da tempo deragliato, c'è solo l'involuzione, il cambio di rotta, un ritorno alle origini primitive.
Quando una società ha bisogno del sangue per sentirsi appagata un rimedio non esiste più, sangue chiama sangue. Speriamo quindi che tutta la tecnologia che al giorno d'oggi ci circonda e la crescente sfiducia nel mondo siano ancora per molto tempo qualcosa su cui poter ironizzare.

Detto fra noi questi bestioni mi mancheranno.

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