martedì 14 aprile 2015

Recensione: Avventura alla stazione di servizio, di Pietro Gandolfi edito da Dunwich edizioni

E' con grande piacere che torno per recensire il nuovo lavoro di Pietro Gandolfi edito dalla Dunwich edizioni, casa editrice specializzata in horror made in Italy. Già apparso su queste pagine grazie a William killed the Radio Star, torna adesso con un nuovo e inquietante racconto dalle tinte forti. Fortissime.

Titolo: Avventura alla stazione di servizio
Autore: Pietro Gandolfi
Editore: Dunwich edizioni
Pagine: 62
Genere: Horror
Prezzo: 0,99

La trama: Nathan è un bambino come tanti; ha un padre, una madre, forse qualche sogno nel cassetto. È un normale pomeriggio per lui e, anche se è costretto a trascorrerlo nei pressi di quello squallido diner, nulla lascia intendere quanto una manciata di ore si dimostrerà importante per il suo futuro. Nathan scoprirà il valore della propria indipendenza, il piacere dell’amicizia e forse persino l’amore. E il sesso... un mondo nuovo ai suoi occhi ancora innocenti. Ma verrà a conoscenza anche del lato oscuro dell’uomo e forse si perderà nel vortice generato dalla sua violenza. Dopo quel pomeriggio, Nathan non sarà mai più lo stesso:crescerà fino a diventare una persona migliore, di sicuro diversa e, chi può dirlo, forse addirittura un uomo. Perché in fondo la sua strada è solo all’inizio. Avventura Alla Stazione di Servizio è un racconto di formazione, è il percorso di dannazione di ognuno di noi.

La recensione: Confesso di aver gioito quando la casa editrice mi ha accordato la recensione del nuovo di Gandolfi, l'altro suo lavoro che ho letto mi è piaciuto così tanto che non potevo fare altrimenti.
Stavolta ci allontaniamo dalla sonnolenta cittadina dove ha sede la radio dove il protagonista di William killed the Radio Star  lavora e ci spostiamo in un piccolo sobborgo residenziale.
Siamo in compagnia di Nathan, un ragazzino di dodici anni, a cui tocca accompagnare il padre che per lavoro consegna candele nelle chiese disseminate per la città e i dintorni.
Stavolta però il destino ha qualcosa in mente per loro, invece che le solite discussioni su come mai la loro famiglia non è più quella di una volta. Proprio mentre si allontanano dalla città la macchina inizia a dare di matto e sono costretti a fermarsi in una stazione di servizio. E per Nathan inizia un pomeriggio che non si aspettava.
Dopo aver fatto insignificanti acquisti da stazione di servizio, in attesa che il padre ripari la macchina, Nathan inizia ad esplorare i dintorni in cerca di tranquillità, e fa conoscenza di un ragazzino dal sesso non ben definito che gli propone di fare un salto a casa sua e stare un po' insieme.
E' l'inizio dell'incubo.

Una delle cose che mi hanno colpito e mi sono piaciute di questo racconto di Gandolfi è stata l'ambientazione. Forse per l'autore è un motivo ricorrente, visto che anche la volta scorsa ci trovavamo in una situazione claustrofobica, ma un'ambientazione malsana da far accapponare la pelle era quanto di meglio si potesse chiedere. L'abitazione dove vive il nuovo amichetto del protagonista è infatti perso nel bosco e l'interno non è propriamente quello che definiremmo "un ambiente sano"., è sporco, ingombro di abiti usati, mobili sfasciati. Ecco che ancora mi ritrovo a dover fare riferimento a Non aprite quella porta, il famoso film horror, dove la cattiveria, il dubbio orientamento sessuale e uno strano uso delle parti anatomiche fanno tremare di paura. Ma non è tutto. Dentro la casa vi è un altro personaggio che avrà un ruolo determinante all'interno della faccenda ma che in qualche modo subirà le angherie che il destino gli riserva...senza poter fare nulla.

Un racconto che comprime nelle sue poche pagine un orrore spietato, cattivo, cinico, disperato. Un vero pugno nello stomaco per il lettore che, come me, non aveva idea di che cosa si sarebbe trovato a leggere. Un viaggio all'interno della mente umana, che mostra tutte le perversioni che possono nascere quando non si vive con dei genitori più o meno responsabili. Questo è quello che il protagonista del racconto apprende da questa avventura. Un viaggio di crescita, come lo chiama lui, una crescita ne modo sbagliato e con la compagnia sbagliata però. Una formazione non convenzionale in un'età in cui i problemi di un 12enne dovrebbero essere altri.
La pecca di questo racconto, sempre se così possiamo chiamarla, è che pur presentando delle tematiche attualissime (il problema del bullismo, la solitudine che si prova quando nessuno ci capisce, l'avere dei genitori che non si vogliono più bene, l'alcolismo ecc.) il lettore non le desume dai comportamenti del protagonista, ma direttamente dal suo modo di pensare. Scaturiscono dalla sua mente. Per quanto un ragazzo di dodici anni possa già avere le idee molto chiare su che cosa senta o provi, ho trovato strano che a quell'età fosse già in grado di fare ragionamenti di quel tipo e quel tipo di collegamenti, soprattuto in riferimento al "rito di passaggio", a come certe cose debbano per forza andare in quel modo perchè sono parte della sua indipendenza. Chi a dodici anni pensa già di dovere andare via di casa e dover accettare le prove che la vita gli mette davanti per metterlo alla prova e capire se è degno? Se Nathan avesse avuto magari quindici anni sarebbe già stato differente.

Un romanzo breve non adatto ai deboli di cuore, soprattutto per la presenza di scene forti non facilmente digeribili. Adattissimo però a tutti coloro che amano l'horror, le storie ai limiti della follia, e i personaggi totalmente fuori di testa che compiono azioni scellerate.
Ho bevuto questo racconto e sarei felice di poterlo rileggere tra qualche tempo, magari in attesa di un seguito...perchè alla fine anche io sono un adepto di questo tipo di avventure.
Grazie Gandolfi per averci regalato questo gioiellino.

Coloro che volessero leggersi Avventura alla stazione di servizio possono cliccare QUI.

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